É una storia millenaria quella che sta alle spalle della maestria e dell'abilità dei maestri argentieri. I vasi più antichi, rinvenuti in tombe sumeriche, risalgono addirittura a tremila anni prima di Cristo e altri ritrovamenti archeologici in America Latina, a Micene e negli scavi etruschi di Cerveteri e Palestrina, confermano l'utilizzo di oggetti in argento anche nella vita quotidiana.
Furono comunque i Romani fra i primi appassionati collezionisti di argenti, tanto da monopolizzare la richiesta del vasellame prodotto in Grecia e nelle diverse colonie dell'Impero: oggetti per la mensa e per la persona, decorati con motivi naturalistici e mitologici, di cui sono sublime testimonianza i tesori trovati a Civita Castellana, a Boscoreale (attualmente al Museo del Louvre), in Germania e a Basilea. Dopo la caduta di Roma, la produzione venne limitata, ma nel frattempo si affinarono tecniche ornamentali come lo smalto champlevé e cloisonné, il niello e la filigrana.
Ma è nel Quattrocento che, sotto la spinta della “rivoluzione umanistica” del Rinascimento, l'argento fa il suo trionfale ingresso nella vita di tutti i giorni: in tavola, con piatti, coppe, saliere e, finalmente, coltelli e forchette, di varie fogge e dimensioni; per l'igiene personale, con brocche e bacili; in casa, con soprammobili, centri tavola e candelieri d'aspetto sontuoso, arricchiti con pietre preziose, dorature e smalti Lo stile rinascimentale, che caratterizzò l'arte italiana nei secoli XV e XVI, si diffuse poi in tutto il Vecchio Continente. Fu Caterina De' Medici ad introdurre in Francia l'uso delle posate. L'argenteria era considerata un'arte pari alla pittura e all'architettura e molti celebri artisti come Ghiberti, Brunelleschi e Benvenuto Cellini iniziarono il loro apprendistato come argentieri. Il Manierismo, alla semplicità e linearità delle forme classiche, predilesse la complessità e l'invenzione di simbologie e di temi eruditi, forme esasperate e grottesche, oggetti riccamente decorati ed elaborati. Il più famoso esempio è la saliera creata da Benvenuto Cellini per Francesco I, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Con la scoperta del Nuovo Mondo, una gran quantità di metalli preziosi affluì in Spagna, Olanda, Portogallo, Francia e infine in Inghilterra, favorendo l'incremento della richiesta di oggetti in argento anche da parte delle classi borghesi. Le guerre di religione europee costrinsero i protestanti francesi (Ugonotti), che formavano la media borghesia e tra cui molti erano valenti artigiani argentieri, a lasciare la Francia e a sparpagliarsi per l'Europa, dove diffusero la produzione d'argenteria di alto livello artistico. E' a questo punto che l'Inghilterra si distinse per la sua capacità di produrre ed esportare argenteria verso tutti i mercati del suo vastissimo impero coloniale, gettando le basi per il predominio secolare dell'argenteria inglese, che fu apprezzata e riprodotta in tutto il mondo. Le grandi corti imperiali europee ed extraeuropee, che dominarono il Settecento, l'Ottocento e il primo Novecento, furono le committenti della migliore argenteria per adornare le proprie sontuose dimore...
Alla fine del 1800 sorse in Gran Bretagna l'Art and Craft Movement per cercare forme più razionali e semplici, che successivamente, sotto l'influsso dei prodotti importati dall'Oriente da Arthur Liberty, fondatore degli omonimi grandi magazzini di Londra, si arrichì di volute e motivi naturalistici, dando vita all'Art Nouveau in Gran Bretagna e al Liberty negli altri paesi europei. I produttori più noti di quell'epoca furono Cartier, Sandoz e Puiforcat in Francia, Tiffany negli Stati Uniti, Mappin & Webb e Garrad in Gran Bretagna, Georg Jensen in Danimarca, Mario Buccellati, Bulgari e Cusi in Italia. Nel secondo dopoguerra, l'Italia colse i suggerimenti di noti designers che si avvicinarono all'argenteria, progettando opere che sono state e sono tuttora realizzate dai migliori laboratori d'argenteria.
Il testo qui riportato è stato edito dalla FEDERARGENTIERI.